La bellezza collaterale è un concetto secondo cui, anche nei momenti più difficili della nostra vita, si può trovare bellezza. Ma questa bellezza non è evidente, non è esplicita, ma è appunto collaterale, accidentale, e in qualche modo comunque legata anche alla sofferenza.

La cosa che mi ha fatto stare peggio della malattia di mio padre è che non sono mai riuscito a darle un senso, una ragione. Ero inerme, immobile, mentre fissavo il vuoto davanti all’inesorabile trascorrere degli eventi, senza poter fare niente. Ora ho capito che sbagliavo domanda, perché anche se un giorno avessi quella risposta, il vero significato di tutto questo, non sarei in grado di accettare nessuna ragione.

Quello che dovevo fare era fermarmi ad osservare meglio, e quando ho iniziato a farlo sono riuscito ad apprezzare anche il bello delle lacrime, della solitudine, della sua mancanza, perché attraversando tutto questo dolore sono arrivato a comprendere a pieno che persona fosse Lele, che persona sono io. Ci ho messo quasi due anni per trovare la bellezza collaterale in quello che è successo, ed oggi è tutta in questa stanza. Il silenzio del deserto, uno zaino in spalla, un paio di occhi verdi: luoghi, oggetti e persone che ci passano accanto senza che la maggior parte delle volte ce ne accorgiamo neanche. Però basterebbe fermarsi, anche solo per un attimo, per renderci conto che ci sono tante cose belle che spesso ci sfuggono, perdendone il significato e quindi l’importanza.

Nelle fotografie di Lele ho trovato sempre un particolare che rende ogni scatto unico, anche quando ad una prima occhiata sembrava non esserci niente che potesse attirare la mia attenzione. Il bello non è oggettivo, ma ognuno di noi può dare un significato personale e diverso ad ogni dettaglio, ogni situazione che la vita ci mette davanti. La bellezza è dappertutto, basta guardare bene.

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